L’ invenzione
La parola “oratore”
Il nome non deriva dalla capacità di trovare gli argomenti, né da quella di organizzarli nel testo, e neppure dall’atto della declamazione, ma esprime colui che possiede tutte. L’insieme di queste capacità: in greco fu chiamato “Retore”, dal verbo che indica il parlare in modo appropriato, mentre in latino è detto “Eloquens”, cioè chi si esprime con eloquenza.
La scelta degli argomenti
Individuare quali cose devono essere dette per sostenere una dimostrazione o una spiegazione, e in quale ordine dirle, è la qualità più specifica di un buon oratore. Sono molti, infatti, gli argomenti che sul momento si presentano alla mente e che sembrano poter dare un valido contributo al discorso, ma alcuni di essi si rivelano presto così inconsistenti da dover essere scartati; altri, pur contenendo qualche elemento di valore, spesso mantengono comunque tratti negativi e ciò che vi è di buono non sembra efficace al punto da compensare i difetti.
Nella rassegna degli argomenti, cioè, non importa la quantità ma la qualità. Così, dei tre modi in cui possiamo convincere chi ci ascolta, cioè fornire informazioni, accattivarci il favore ed emozionare, dobbiamo preferirne uno solo, ossia dare l’impressione di voler esclusivamente informare; gli altri due, come avviene con il sangue nel corpo, dovranno essere distribuiti occultamente lungo l’intero discorso.